Chi Siamo

Lo scrittore storico, Aldo Quinto Lazzari, fondatore e direttore dell'Osservatorio Internazionale Food & Beverage, decano del giornalismo specializzato, autore e fondatore di alcune testate settoriali, da giovanissimo iniziò le sue ricerche sulle origini di un'antica Corporazione delle Arti, Mestieri e Professioni, nata nei primi anni del VIII secolo d.C. per volontà di alcuni Sabini in accordo con i Longobardi, che in passato erano giunti da Cividale e dall'antica Ticinum (Pavia).

Passato per Spoleto, un folto gruppo di guerrieri longobardi, dopo aver fatto man bassa dei poderi agricoli e dei beni, si erano accaniti contro le testimonianze della fede (2)cristiana, con la  quasi distruzione dell'Abbazia benedettina di Farfa, che era stata edificata verso la metà del V secolo, dal monaco benedettino Lorenzo Siro, giunto da Spoleto.

I Longobardi in marcia, con idee non certo di pacificazione, si erano poi diretti verso i confini del Ducato di Roma, ma bloccati si attestarono poco lontano da Farfa, sui rialzi dei colli sabini che fronteggiano la pianura del Tevere. Qui scelsero di accamparsi definitivamente e fondarono una loro 'fara',  seguendo i canoni del costume tribale longobardo.
All'inizio era una semplice guarnigione che accoglieva un numeroso nucleo longobardo, di una famiglia allargata e di altri individui della stessa etnia, uniti da una legame di sangue. Dopo alcuni anni divenne un vero centro militare fortificato. Dalla 'fara' longobarda il vocabolo, che ancora oggi dà il nome ad alcune cittadine in Italia (9 e 5 come Farra, oltre ad alcune derivazioni, ad esempio Faruciola (piccola fara), località nei pressi dell'Abbazia di Morimondo (Mi) Fara assunse il nome, valido ancora oggi: Fara in Sabina. 

Per alcuni decenni i Sabini che vivevano al confine tra il Ducato di Roma e quello di Spoleto, dovettero subire soprusi e razzie, perpetrate soprattutto contro gli agricoltori, gli artigiani e i mercanti, e alcuni uomini, legati ancora alla cultura 'cristiana', per via dell'influsso dei benedettini di Farfa. Sul finire del 709 iniziò un periodo, caratterizzato da alterne vicende di pace apparente, interrotta dal riaccendersi di contrasti spesso anche cruenti.
Nel 708 d.C.  era giunto in questo contesto, da Cividale, dove aveva avuto il controllo di una pattuglia di uomini armati, a difesa dei confini nord di quel Ducato, il giovanissimo Aginulfo, nipote del Re Ariperto II che regnava a Pavia.
Dopo alti e bassi dei rapporti tra i Longobardi di Fara e i Sabini, specie di quelli che abitavano nei territori di 'Cures' e di un altro villaggio che sarebbe stato indicato come Canneto, alle falde del rialzo montuoso di Fara, al confine con il Ducato di Roma, Aginulfo fu ucciso da alcuni agricoltori Sabini, in risposta all'oltraggio che il giovane aveva commesso, intessendo, di nascosto e forse con l'intimidazione, un'intima relazione con Artemia, una giovane fanciulla sabina, figlia di Terenzio, il capo carismatico dei Sabini che si opponevano alle razzie dei Longobardi di Fara.

Dopo la tragedia, e le tentate vendette dei Longobardi, il vecchio Saggio Adelfo che era stato chiamato a governare la 'fara' longobarda, dopo la morte del giovane 'principe', inaugurò una stagione di pace con i Sabini.

In contrasto  con l'integralismo e il potere sia di Roma, sia di Spoleto, per via delle tasse ufficiali e dei vari balzelli imposti a tutti coloro ( Sabini e Longobardi ) che professavano, in piena libertà  e autonomia politica, le Arti, i Mestieri e le Professioni, si organizzarono in una solidale unione delle professioni che raccoglieva cittadini liberi delle due fazioni politiche, un tempo contrapposte.

Nacque così una vera e propria Corporazione siglando un trattato di pacificazione e di mutua solidarietà a difesa degli interessi delle singole attività produttive: agricole, artigiane, e delle varie professioni. Fu denominata "Consorteria Italica del Calice d'Oro", con riferimento al calice d'oro che Aginulfo aveva portato con se da Ticinum, in ricordo dello zio Ariperto I.

Il calice riempito di vino locale, dopo la firma del trattato di pace e collaborazione, diventò un simbolo quasi 'religioso'. Per sigillare quel patto di amicizia tra le varie professioni e mestieri i cui cittadini delle due fazioni avevano giurato fedeltà, tutti bevvero dallo stesso calice un rosso vino delle vigne sabine.

La Corporazione divenne importante lungo i secoli, tanto da determinare con il tempo un fronte unico e coeso contro le angherie che i cittadini liberi e operosi subivano dai rispettivi poteri centrali, o dei nuovi signori, padroni di alcune zone che avevano assoggettato.
Ma dopo qualche secolo, la Corporazione, divenuta troppo potente, e decisamente libera, si dovette scontrare con nemici interni ed esterni. Con il trascorrere di qualche secolo, le zone gravitanti intorno all'Abbazia di Farfa e Fara Sabina, Feudo dei Savelli che avevano il potere su altri feudi della Sabina, furono bersaglio di attacchi da parte di soldataglie organizzate.

Nel maggio del 1463 le truppe mercenarie guidate dal Capitano di ventura Federico da Montefeltro (nella foto), sponsorizzato da Papa Pio II legato agli Aragonesi, quindi , nemico giurato degli Angioini che erano stati appoggiati dai Savelli nella disputa per la conquista del Regno di Napoli. Federico da Montefeltro che si era già battuto contro i Savelli, in altre zone, della Sabina, nella notte della primavera del 1464 assalirono Fara, che dovette cedere potere e fortune, in attesa di essere riconquistata, a distanza di solo un anno, dai Savelli. Ma Federico da Montefeltro, oltre ai saccheggi e alle conquiste, decise di porre fine al dominio sociale e solidale della Corporazione nata secoli prima, dopo la pacificazione tra Sabini e Longobardi.

Fin qui la storia di secoli fa.

Nel 1957, Aldo Quinto Lazzari, appassionato di storia e di avvenimenti che riguardano l'Agricoltura, e il Cibo dell’Uomo dall’origine ai nostri giorni, iniziò a fare ricerche che potessero riportare alla luce della memoria i fatti che si registrarono, in alcune zone della Sabina, nel periodo della dominazione dei Longobardi del Ducato di Spoleto.

Come autore e storico, in anni seguenti, riuscì a trovare alcuni interessanti elementi, confusi tra cronaca, realtà e leggende, che si registrarono agli inizi dell'VIII secolo d.C.
Tanto che, come si può leggere nell'iter storico che riguarda la nascita e lo sviluppo della Consorteria Italica, decise di ridare vita, alla stessa, con l'ausilio di storici e latinisti, come il celebre Prof. Benedetto Riposati (secondo da sinistra nella foto), che per decenni fu Ordinario di Letteratura Latina e Direttore del Seminario di filologia e storia antica, presso l'Università Cattolica  di Milano, e Membro d'Onore delle stessa Nuova Consorteria Italica. Diede un grande aiuto nelle ricerche degli elementi storici in virtù della sua profonda conoscenza della storia antica. Rimase amico fraterno, oltre che consigliere, di Aldo Quinto Lazzari.

Altro elemento importante sono le sue storiche partecipazioni agli eventi, anche internazionali, che riguardano la civiltà della tavola, e i fatti storici riferiti alla Civiltà dell'Uomo e il suo rapporto con il cibo. Fondatore e reggente della Nuova Consorteria Italica, garanzia di serietà e competenza per la gestione del Premio "Calice d'Oro" per le Arti Mestieri Professioni, che, nel periodo a partire dal 1972 ad oggi, è stato assegnato a 1402 personalità di più nazioni, con particolare riguardo per il sapere, per la scienza, per la cultura in generale, oltre che per le opere degli uomini, quindi delle Aziende  che sono impegnate, in varie attività produttive.

La Consorteria si prefigge tra gli scopi quello di valorizzare, rimanendone testimone affidabile, il lavoro nelle Arti - Professioni - Mestieri, assegnando oltre al Premio Calice d'Oro, destinato alle aziende, alle Istituzioni, o alle persone fisiche, meritevoli, mentre ogni anno, viene assegnato il Premio SOLE d'ORO alle aziende e ai loro prodotti migliori che sono vanto di una Nazione e in genere della Civiltà dell'Uomo di qualunque cultura o etnia.

Per far conoscere, a quante più persone, i fatti e gli avvenimenti che coinvolgono anche la Nuova Consorteria Italica, nel 2007, l'Osservatorio, che ha fondato e dirige, ha realizzato l'OIFB Data Center ubicato a Panamà City (Rep. di Panama) e che avrà il compito di diffondere e mandare in onda, le notizie e gli avvenimenti più interessanti, oltre che inviare decine di migliaia di news letter, a tutti i lettori-visitatori, registrati con le loro 'e mail' nella memoria dell’OIFB Data Center, gestito da Bruno Bottura, a Panamà, che s’interessa anche della sezione Marketing a livello internazionale.



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